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Roma, 2 gennaio 2004
«UNA LEGGE AD PERSONAM? SI, MA PER IL CAPO DELLO STATO»
Intervista a Marco Boato, presidente del Gruppo Misto alla Camera, de “l’unità” del 2 gennaio 2004

Onorevole Boato, secondo Pannella e diversi costituzionalisti la sua proposta di legge non servirebbe, perché Ciampi avrebbe già ora il potere di concedere la grazia a Sofri.
«Condivido la battaglia che ha fatto Pannella e anche il parere degli autorevoli costituzionalisti che fanno riferimento all'articolo 87 della Costituzione, secondo il quale il potere di grazia è attribuito al presidente della Repubblica e a lui soltanto. Ma nella situazione attuale, vista l'indisponibilità di Castelli a controfirmare un decreto presidenziale di grazia, se pure Ciampi avesse firmato, la sua decisione sarebbe stata paralizzata e avrebbe fatto aprire un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, cosa che Ciampi ha giustamente sempre cercato di evitare».

Perché la legge che ha presentato dovrebbe far uscire da questa impasse?
«Come dicono i giuristi, la Costituzione materiale è prevalsa su quella formale: questa dice che il capo dello Stato ha il potere di concedere la grazia, ma quella ha costruito una prassi in base alla quale non è lui che concede la grazia, ma il ministro della Giustizia. La proposta di legge che ho presentato è di attuazione della Costituzione. E quindi sbaglia chi sostiene che serve una legge costituzionale per modificare la situazione attuale. Basta una legge ordinaria».

Come giudica l'intervento di martedì di Ciampi?
«Lo ritengo importante e condivisibile. Ciampi ha deciso di interloquire con il Parlamento perché ha verificato due cose: la prima, che la proposta di legge che ho presentato è sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi parlamentari tranne la Lega; la seconda, che Castelli, dopo aver ribadito che non avrebbe mai controfirmato un decreto presidenziale di grazia, ha riconosciuto che è sbagliato il potere di interdizione che il ministro della Giustizia ha nei confronti del presidente e ha anche detto di ritenere giusta la proposta di legge, visto che fa superare questa situazione».

Ora però Castelli dice che "la riforma costituzionale sarebbe la strada maestra".
«Domenica sera Castelli mi ha chiamato e mi ha detto che era d'accordo con la mia proposta di legge. È un po' ridicolo che ora dica che la strada maestra sarebbe una riforma costituzionale, perché è in contraddizione con quanto detto finora».

I Ds chiederanno di adottare la procedura legislativa, che consentirebbe di approvare la proposta di legge in commissione senza la necessità del passaggio in Aula, che ne pensa?
«Sono assolutamente favorevole a questa proposta. Ricordo tuttavia che per decidere la legislativa serve un consenso quasi unanime».

Taormina, relatore della proposta di legge, ipotizza tempi non brevi per l'approvazione...
«Sono rimasto un po' stupito dal fatto che da una parte Taormina ha accettato la nomina di relatore che gli ha fatto il presidente della commissione Affari costituzionali Donato Bruno, anche lui di Forza Italia, e dall'altra parte, fin dalla sua relazione iniziale del 4 dicembre, ha assunto un atteggiamento molto critico nei confronti della proposta di legge. A Taormina suggerirei di valutare bene se intende fare il relatore. Taormina può avere la libertà di presentare come singolo parlamentare emendamenti, ma correttezza vorrebbe che rinunciasse al mandato di relatore. Perché un conto è cercare di apportare miglioramenti, un conto è usare il proprio ruolo di relatore per cercare di stravolgere o di bloccare una legge».

C'è chi ritiene sbagliato approvare una nuova legge ad personam per risolvere il caso Sofri.
«Questa è sì una proposta di legge ad personam, anzi ad officium. Ma la persona e l'ufficio sono quelli del presidente della Repubblica. Questo testo riguarda non Sofri, anche se costituisce un'occasione importante e sarebbe ipocrita far finta che non sia così, ma il capo dello Stato. C'è l'esigenza che sia ripristinato quanto scritto nella Costituzione».

Secondo Giovanardi, quanto ha detto Sofri in un'intervista complica la discussione sulla legge.
«Giovanardi è da sempre stato totalmente ostile nei confronti della vicenda di Sofri. Ricordo un episodio: nel 1997, quando Sofri si consegnò in carcere, l'allora sottosegretario alla Giustizia Corleone andò a visitarlo. Giovanardi, che allora era un leader del Ccd-Cdu fece un attacco violentissimo nei confronti di Corleone e ne chiese le dimissioni. Dovette intervenire in aula in prima persona il ministro Flick a dire che il comportamento di Corleone era stato correttissimo. C'è purtroppo una coazione a ripetere da parte di Giovanardi. Sofri è persona che da sempre si dichiara innocente. Sembra che Giovanardi abbia un riflesso totalitario di tipo staliniano, vorrebbe che Sofri non solo accetti la carcerazione, ma anche che si autodichiari colpevole».

 

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